Manicomio di Volterra, Ospedale Psichiatrico

Ex ospedale psichiatrico di Volterra

Il manicomio di Volterra, oggi completamente abbandonato e lasciato al degrado che il tempo e l’incuria gli impongono, è una struttura ospedaliera, sorta alla fine dell’800.
Secondo  il pensiero dell’epoca, persone con disagi mentali andavano “trattati” in ambienti adeguati a tale scopo costruiti, con l’obiettivo di creare dei villaggi veri e propri dove ospitarli.
Secondo questa impostazione fu anche costruito il Manicomio Pistoiese di Villa Sbertoli < Clicca per immagini e foto relative >.
Nel 1900 fu nominato responsabile della struttura Luigi Scabia.
Sotto la sua direzione altri padiglioni sorsero intorno alla struttura principale originaria e fu introdotto un nuovo modo di curare dei malati, sottoponendoli alle pratiche dell ERGOTERAPIA e del NO-RISTRICT. La Ergoterapia, o terapia del lavoro, consisteva nell’incoraggiare i pazienti al lavoro, cercando di trasformare l’ospedale in un villaggio autonomo, dove i pazienti potessero lavorare ed imparare mestieri, utili anche al funzionamento stesso dell’ospedale.
La pratica del No-Ristrict invece introduceva margini di libertà, limitando al massimo le chiusure di ogni genere, tanto che il manicomio era spesso lasciato anche senza recinzioni o cancelli.
Alla morte di Scabia nel ’34, nonostante gli eventi bellici seguenti, le sue direttive rimasero le linee guida terapiche del manicomio di Volterra.
Dal 1963 in poi metodi assai più coercitivi furono attuati e i malati sottoposti ad un regime molto più stringente e anche violento, fino alla chiusura della struttura a seguito dell’introduzione della Legge Basaglia, legge italiana numero 180 del 13 maggio 1978.

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